Olanda settentrionale in bicicletta
Estate 2015. Ci siamo appena sposati, ma il viaggio che abbiamo previsto per la nostra luna di miele deve attendere la stagione giusta. Così decidiamo di prenderci una decina di giorni per un bel viaggio in bicicletta. Dato che siamo alla prima esperienza puntiamo tutto sui Paesi Bassi, dove sappiamo che per lo meno non avremo difficoltà nel trovare itinerari ciclabili e servizi dedicati.
Il volo
Prima di partire ci esercitiamo a montare e smontare la bicicletta più volte per essere pronti a farlo all’arrivo; prenderemo un volo da Fiumicino per Amsterdam, e da là prevediamo di salire subito in sella per raggiungere la prima tappa. Abbiamo comprato due borse per il trasporto delle biciclette da Decathlon, però vanno comunque smontati alcuni pezzi che non abbiamo mai toccato: la ruota di dietro, ad esempio, lascia scoperto il meccanismo del cambio che rimane un po’ appeso e va protetto, e poi i pedali, le gomme sgonfiate, i portapacchi, l’imballaggio delle parti delicate.
Per arrivare all’aeroporto da Roma non possiamo fare altrimenti che farci accompagnare, con le bici già smontate e nelle sacche. Abbiamo usato vestiti e oggetti per imballare meglio alcune parti (e per sfruttare lo spazio in più nelle borse) e in cabina porteremo ciascuno due borse impermeabili da portapacchi (le nostre sono Ortlieb), parzialmente svuotate, in modo da far entrare una dentro l’altra e avere un solo bagaglio a mano. Di fatto quindi il volume a nostra disposizione per i bagagli è veramente limitato: abbiamo messo nelle borse un paio di pantaloni a testa, poche magliette che si asciugano in fretta, un paio di felpe calde, pantaloni e giacca per la pioggia, un paio di scarpe di ricambio nel caso di pioggia, qualche cambio per l’intimo, caricabatterie e poco altro. Abbiamo previsto di lavare i vestiti sporchi non appena possiamo per limitare il volume il più possibile.
In aeroporto facciamo il check-in classico e poi portiamo le bici al check-in speciale dei bagagli ingombranti, dove le lasciamo (facendo qualche scongiuro).
Arriviamo ad Amsterdam dove, recuperate (con qualche danno trascurabile) le biciclette, ci accingiamo al rimontaggio nella sala degli arrivi. Non si rivela un processo facilissimo perché litighiamo con catena e cambio (non ci siamo allenati abbastanza!). Quando finalmente riusciamo ad assemblare il tutto, ci rendiamo conto che fuori dall’aeroporto c’è una tempesta di vento e pioggia.
La tempesta, o perché pedalare in Olanda non è così facile (come sostengono i romani pigri)
Non ci eravamo mai resi conto di quanto potesse essere forte il vento. Provare a pedalare contro una massa d’aria che spinge contro di te a 60 km/h è come provare a salire con una pendenza del 45%. Non ci riusciamo, letteralmente, a muovere.
Dopo qualche minuto di tentativi, ormai zuppi, rinunciamo e decidiamo di prendere un treno verso la nostra prima tappa, una località turistica poco a nord di Amsterdam in cui abbiamo scelto un albergo ristorante sulle rive di un lago. Ma scopriamo presto che la tempesta è effettivamente più violenta del comune: diversi treni sono soppressi a causa di alberi caduti sui binari! I pannelli sono pieni di “rijdt niet“. Finalmente troviamo un treno che ci avvicina alla meta, lo prendiamo – ogni vagone (!) ha un comodissimo spazio per le bici – e scendiamo a Zaandam, da dove abbiamo ancora circa 8 km da pedalare. Per fortuna la tempesta si è calmata e abbiamo tempo per sistemarci e goderci la prima vera sgambata.
Dormiamo poco lontano da Zaanse Schans in un albergo che si chiama De Hofjes, a Wormer, un posto che col bel tempo sarebbe una sosta fantastica con tanto di tavolini sul lago. Mangiamo bene, una bella bistecca, ammirando il cielo che finalmente si apre promettendo una bella giornata per la mattina successiva.
Finalmente il sole
Il giorno dopo il cielo è sgombro. E iniziamo a goderci l’incredibile rete delle ciclabili olandesi, con larghe corsie dedicate sui ponti, incroci con priorità, e mai interruzioni.
Caricate le borse e controllate le bici, ripartiamo per fare un giro a Zaanse Schans: un villaggio talmente bello che pare finto, distribuito su viottoli e canali, dove sono conservati diversi mulini a vento ricoperti di paglia (alcuni ancora funzionanti) ciascuno dedicato ad una diversa attività. C’è quello per macinare il grano, quello del frantoio, quello del falegname. I meccanismi sono in bella vista, con le impressionanti ed enormi ruote di legno che scricchiolano quando le pale sono mosse dal vento.
Con una trentina di veloci chilometri che attraversano piacevoli paesini e campagne, raggiungiamo il Mare del Nord a Egmond aan Zee, che si trova in una zona di dune e boschi. Anche dove le ciclabili non sono propriamente “urbane”, il fondo è sempre liscio e ben manutenuto, e troviamo spesso cartelli con le indicazioni (specifiche per chi viaggia in bici) di distanze e tempi di percorrenza.
Il mare del nord
Per il tratto successivo proseguiamo lungo la costa sotto un cielo minaccioso, qualche goccia di pioggia e a tratti forte vento. Spesso il percorso ciclabile, che corre parallelo alla costa, è protetto da un terrapieno che ripara dal vento. In cima, alla nostra sinistra, fari e punti panoramici, dove scambiamo due parole con gli altri viaggiatori che incontriamo. Il mare del Nord è mosso e minaccioso, ma non mancano bambini olandesi a mollo che sfidano il freddo e sembrano divertirsi parecchio. Le ciclabili attraversano dune di sabbia, praterie e piccoli boschi. Qui diventano più vacanziere, sono frequentate da bagnanti e ricoperte di mattoncini rossi.
Prima di arrivare a Texel ci fermiamo per una notte a Den Helder, cittadina gradevole dove approfittiamo per fare una visita al museo navale, molto interessante e dove è possibile tra gli altri visitare l’interno di un sottomarino. Dormiamo all’Hotel Cape Horn, un piccolo e delizioso albergo con l’essenziale. Da Den Helder partono diversi traghetti, su cui caricare comodamente le biciclette, per Texel, isola (molto turistica) piccola ma affascinante.
La costa ovest di Texel, come la terraferma che abbiamo lasciato, è territorio di dune e parchi naturali, con ampie spiagge oceaniche e ricco di sentieri e stradine per girovagare in pace. Incontriamo alcune carrozze trainate da cavalli con pneumatici degni di un trattore che scorrazzano turisti e li fanno sembrare un po’ alieni.
Texel è una piccola e pianeggiante isola con qualche paesino molto piacevole, ovviamente attraversabile interamente in bicicletta con facilità. Nelle strade del centro di Den Burg un gruppo di aspiranti cowgirl coreografa danze all’americana (compresa la divisa).
Noi dormiamo a De Koog, in una piccola pensione abbastanza anonima ma con ricovero per le biciclette.
La pioggia e il vento
Di nuovo, il tempo si fa brutto. Non ci scoraggiamo e facciamo un po’ di acquisti. Sono cose che in Italia non sapevamo servissero, e gradualmente le scopriamo qui (anche osservando gli altri ciclisti). Acquistiamo pantaloni leggeri ma impermeabili, ma soprattutto comodi sovrascarpe con chiusura a velcro, che ci permettono con un ingombro minimo di non rimanere la sera con le scarpe zuppe (non riusciamo a farle asciugare!). Aggiungiamo anche due poncho super leggeri (che dureranno molto poco, ma non ci servono di gran qualità) e ci avventuriamo verso est. Io rido, Matteo sbuffa scocciato.
Sotto un cielo incredibilmente scuro, ci divertiamo a prendere velocità con il vento finalmente alle spalle.
Dormendo a Den Oever in un b&b coloratissimo in una stanza nel sottotetto (oggi ristrutturato in maniera discutibile, Het Huis Van De Wadden), facciamo una visita alla lunghissima diga Afsluitdijk, che protegge dal Mare del Nord tutto il mare interno olandese. Lunga 32 km, è un’opera impressionante, e – se ve lo state domandando – ha ovviamente una pista ciclabile accanto alla carreggiata carrabile.
Il nostro giro prosegue verso Hoorn, una cittadina portuale con un centro storico che ricorda il ricco passato seicentesco, una delle sedi della Compagnia delle Indie. Dormiamo in un b&b che ci ospita in una stanza enorme con un tetto spiovente e una doccia al centro della stanza. Tornando verso sud, direzione Amsterdam, ci fermiamo a Edam incuriositi dalla fama del formaggio, per scoprire in realtà che si tratta dell’ennesima splendida cittadina (veramente, sono una più bella dell’altra) su canali, ma che in fondo i formaggi in -dam (-dammer in olandese) sono un po’ tutti uguali.
Dormiamo all’Hof van Marken sulla penisola di Marken, un hotel dall’aria antica molto accogliente, di legno e mattoni, nei pittoreschi vicoli del villaggio; una stanza piccolina ma con vista piacevole. I letti sono anche qui singoli ma affiancati. Ognuno dorme col suo piumino. E per fortuna non siamo alti.
A Marken prendiamo un aperitivo sul molo tra colorati edifici d’epoca rivestiti di legno e barche a vela. Sembra quasi Italia per il caldo che c’è e le maniche corte.
Ritorno in città
Dopo un ultimo e piacevolissimo tratto nel Waterland, una regione relativamente disabitata (da esseri umani) ma ricca di uccelli e laghetti, torniamo ad Amsterdam giusto in tempo per partecipare ad un particolarissimo Gay Pride il cui corteo principale si svolge interamente su battelli coloratissimi a spasso per i canali. Gruppi di amici, famiglie, associazioni e aziende hanno ciascuno la propria imbarcazione, addobbata con festoni e palloncini, carica di alcool, persone mascherate, ma soprattutto impianti audio da far impallidire i carri dei nostri pride.
Il colore ricorrente è il rosa, il tasso alcolemico è altissimo, i barconi, le rive e i ponti sono affollati e ci stupiamo di vedere soltanto una persona in acqua.
Decidiamo che vale la pena, per la prossima festa, di prendere un volo e noleggiare una barca con un service con un gruppo di amici.
Amsterdam è splendida, con i suoi palazzi pendenti, i canali, i negozietti e le biciclette onnipresenti. Approfittiamo per visitare Nemo, un edificio di Renzo Piano che ospita il museo della scienza, con un tetto trasformato in terrazza a gradoni da dove è molto piacevole ammirare la città.
Ci fermiamo per tre giorni in un appartamento trovato su airbnb, in quella che da noi sarebbe quasi periferia, ma che qui è chiaramente collegato ottimamente con ciclabili e mezzi pubblici al centro. Viaggiare in Olanda in bicicletta significa davvero esplorare tutte le potenzialità del mezzo e vederlo come un vero mezzo di trasporto, per vacanza ma anche per lavoro, scuola, shopping. Con le ciclabili si arriva dappertutto. Peccato soltanto che nelle aree urbane ci accorgiamo che possono percorrerle anche i ciclomotori (!).
Dopo dieci giorni, è tempo di ripartire. Questa volta, complice il meteo, possiamo andare direttamente all’aeroporto via ciclabile. Sembra un miracolo. Manca purtroppo solo la fase – di nuovo – di smontaggio e imballaggio biciclette, che però si rivela, grazie all’allenamento, più semplice del previsto. La civiltà olandese, anche nell’efficienza del carico bagagli ingombranti all’aeroporto, stride con quella romana, a Fiumicino, dove il viaggio si conclude con una comica attesa a dita incrociate tra passeggini dimenticati, gabbiette di animali e un addetto allo smistamento che sembra una via di mezzo tra un portiere di condominio e un sindaco di una sua piccola città.
L’Olanda in bicicletta si è rivelata un primo viaggio efficace e divertente, un’ottimo terreno su cui sperimentare la nostra resistenza e quella dei nostri materiali (le bici ma anche l’attrezzatura anti pioggia e anti vento). Torniamo a casa soddisfatti, con la speranza che sia solo l’inizio.
Francesca Baliva
Viaggio meno di quanto vorrei. Ovunque vado, cerco animali e paesaggi mozzafiato. Creo colonne sonore e guido volentieri, soprattutto il camper e la bicicletta. Mi piacciono la pioggia, anche in bicicletta; le paludi, i paesini abbandonati, la montagna selvaggia, i vulcani ma soprattutto gli animali più strani. Sono in giro da sempre e cammino per chilometri. Mi piace scrivere l'essenziale e non molto di più.