Nuova Zelanda: kiwi, kiwi e kiwi. 1. Auckland e Waitomo
Troviamo alla fine la scusa buona: il viaggio di nozze. L’unico modo di prenderci abbastanza giorni di ferie per permetterci un viaggio da 26 ore, una grossa spesa, il tempo di riprenderci dal fuso e la carica necessaria. E quindi partiamo finalmente! L’obiettivo è tentare di vedere il più possibile dell’Isola del Nord e di quella del Sud in tre settimane, durante le quali ci muoveremo prima in automobile e poi in camper.
Nota. Spesa per i voli circa 1100€ a/r a testa (prenotati sei mesi prima) con Etihad. I prezzi in Nuova Zelanda (cibo, biglietti di ingresso, servizi vari) sono paragonabili a quelli nordeuropei.
Il volo fa scalo ad Abu Dhabi e poi a Tullamarine (in Australia) per atterrare a Auckland dopo due giorni, complice anche il cambiamento di fuso orario che fa sembrare ancora più lungo il viaggio. In aeroporto dobbiamo dichiarare ai severi agenti della dogana la presenza in valigia di scarponi da trekking dall’aria sospetta e di una canna da pesca, che ci verranno esaminati scrupolosamente. Qui sono molto attenti a tutto ciò che può comportare una contaminazione nell’ambiente naturale autoctono, isolato dal resto del mondo dall’oceano, e quindi sono banditi semi, piante, animali, persino minerali. Un consiglio? Pulite le suole delle scarpe se avete tracce di terra!
I primi passi in terra neozelandese (Aotearoa per i maori) sono per noi un’emozione. Ci siamo presi qualche giorno in città per riprenderci dal fuso e ambientarci, ma la sera stessa non resistiamo ad un aperitivo a base di un bianco locale in un bar europeo dalle parti di Quay Street, sul mare (e chi lo sapeva, che anche qui stavano provandoci seriamente, col vino – per la verità con risultati non del tutto soddisfacenti per noi italiani: il rapporto qualità prezzo, anche al supermercato, non è granché). La città, la più popolosa della nazione, costruita sopra e intorno a una cinquantina di coni vulcanici, è relativamente interessante e il meteo non ci assiste, ma apprezziamo la salita sulla Sky Tower, la torre panoramica (la più alta dell’emisfero sud) e l’architettura e le opere della Auckland Art Gallery Toi o Tāmaki.
Nella galleria di arte moderna iniziamo a conoscere la cultura maori che tanto ci affascinerà durante il viaggio nelle sue numerose e sfaccettate tracce lasciate qui e negli arcipelaghi del Pacifico (faremo un salto anche in Polinesia, come da classico viaggio di nozze, ma sempre a modo nostro).
La storia del popolo maori è straordinaria: arrivati in Nuova Zelanda tra il 1000 e il 1300 d.c. su piccole canoe di legno, colonizzarono anche innumerevoli arcipelaghi nel Pacifico come la Polinesia, le Samoa, le Hawaii, migrando probabilmente dall’Indocina. In ognuno di questi luoghi si riconoscono le tracce della stessa cultura, che si declina in arte, musica, tatuaggi, tradizioni, ed è veramente affascinante.
La galleria raccoglie opere pittoriche e scultoree di autori “kiwi” (neozelandesi – la prima delle tre accezioni della parola), di origini europee e maori. Qui le culture si sono unite quasi senza scontrarsi, esempio forse unico nella storia recente dell’umanità: i “conquistatori” inglesi, in breve, anche per tutelarsi da francesi e altri europei, stipularono un trattato con i capi maori che fece poi da base per la costituzione e garantì ai nativi diritti fondamentali su terre e altri beni, oltre a equipararli ai sudditi britannici. (Ovviamente non andò sempre tutto liscio, ma il processo di creazione della nazione sicuramente fu un’anomalia rispetto alla classica prevaricazione dei conquistatori europei sui nativi di altri continenti. Per approfondire un po’: il trattato di Waitangi).
Notiamo in porto moltissime barche a vela, che ci ricordano come i kiwi negli ultimi anni siano riusciti a vincere numerose competizioni come l’America’s Cup. Concludiamo la visita della città osservando il bizzarro mix di stili e godendoci la passeggiata nel Wynyard quarter, una zona portuale e industriale riqualificata che oggi accoglie spazi pubblici pedonali, ristoranti e bar, installazioni artistiche, edifici residenziali di lusso e container recuperati creativamente.
Ad Auckland noleggiamo un’auto (per quattro giorni con riconsegna in aeroporto, circa 100€) e ci dirigiamo verso le Waitomo Caves. In realtà verso il complesso di grotte che comprende anche le Ruakuri, meno conosciute (e quindi meno affollate) ma ugualmente spettacolari.
Si tratta di un enorme complesso di cavità sotterranee colonizzate da piccoli vermi luminescenti, i glow worms, che al buio illuminano di blu le grotte rendendole magicamente simili a cieli stellati, e che creano fili di ragnatela pendenti per attirare le prede. La visita si svolge a piedi, percorrendo i sentieri sotto le luci, e in barca, scivolando nell’acqua placida con gli occhi all’insù. Lo spettacolo è davvero incredibile e nessun racconto rende l’idea. Purtroppo la nostra macchina fotografica non ce la fa, anche lei rimasta senza parole! Si possono scattare fotografie solo in punti prestabiliti, senza flash e senza cavalletto, quindi è necessaria un’altissima sensibilità per riuscire a catturare le flebili luci. In ogni caso la visita alle grotte Ruakuri va inserita insieme alle grotte principali, perché si fa con più calma (anche per tentare qualche scatto) e perché termina con un tratto sdraiati in barca a godersi il “soffitto” luminoso.
Vengono proposte anche delle escursioni più avventurose, con rafting, torrentismo, arrampicata lungo i torrenti sotterranei e giù per le cascate, accompagnati da guide esperte, sicuramente più costose ma indimenticabili. Vale una sosta anche il centro visitatori, un’architettura moderna ma ben integrata nell’ambiente circostante con archi di legno e sculture maori.
Nota. Abbiamo acquistato per le Waitomo un biglietto “trilogy” che comprende anche Te Puia (attrazione a Rotorua) e il set di Hobbiton. Prezzo totale circa 350€.
Nei dintorni alloggiamo al Waitomo Caves Hotel, una grande e antica struttura coloniale un po’ fatiscente, con balconate e colonne di legno bianco. Una location bellissima e circondata da lussureggiante vegetazione tropicale: nei dintorni scopriamo diversi sentieri nei boschi umidi, dove iniziamo a scoprire la stranezza e la varietà della flora di questa parte opposta del globo, tra cui riconosciamo le felci che qui però assumono forme e dimensioni per noi del tutto sconosciute.
Waitomo Caves Glow worms Stalattiti e stalagmiti Germoglio di felce Alberi di felce Waitomo Caves Hotel Fiori
Francesca Baliva
Viaggio meno di quanto vorrei. Ovunque vado, cerco animali e paesaggi mozzafiato. Creo colonne sonore e guido volentieri, soprattutto il camper e la bicicletta. Mi piacciono la pioggia, anche in bicicletta; le paludi, i paesini abbandonati, la montagna selvaggia, i vulcani ma soprattutto gli animali più strani. Sono in giro da sempre e cammino per chilometri. Mi piace scrivere l'essenziale e non molto di più.