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My escape to Tanzania, the land with more depht of field ever

Ammetto che per la scorsa estate ho letteralmente aperto una mappa del mondo, chiuso gli occhi e puntato il dito. La Tanzania è venuta fuori così senza una reale ragione, eravamo al nostro Peach Pit, l’Honky Tonk Bar alla Garbatella io e la mia amica Valeria.
Avevamo alle nostre spalle solo una traversata in nave fino in Grecia secoli prima nonostante la nostra amicizia millenaria, ma di fronte a quello spritz Valeria ha detto solo una parola, Africa.  È bastato che la pronunciasse perché iniziassimo a sognare. Credo fossero i primi di giugno. Abbiamo deciso di coinvolgere Jacopo ed ha iniziato a prendere piede la costruzione di questa fantastica fuga.

L’8 giugno ‘18 abbiamo acquistato il nostro volo Roma Dar Es Salaam 7 agosto-21 agosto ‘18 a 619 euro.
Dopo aver fatto il passo più importante è iniziata la ricerca in rete, soprattutto blog di viaggio per organizzare il safari. Abbiamo deciso che come prima esperienza poteva essere la cosa più sensata visitare i parchi del nord, Serengeti e Ngoro Ngoro.
Individuata la meta abbiamo inviato mail per avere diversi preventivi sul safari che prevedesse jeep e pernotto per almeno 3 giorni. Ci è stato proposto un safari privato ovvero studiato ad hoc per noi 3 ma il prezzo di 1600 euro a testa ci è sembrato un po’ proibitivo, in seguito abbiamo trovato un motore di ricerca Bookallsafari.com che consente di individuare dei safari in minigruppo ed eventualmente personalizzarli (poco più di 600 euro).

Siamo arrivati a Dar Es Salaam il pomeriggio del 9 agosto, giunti in aeroporto e superati i rapidi controlli (abbiamo fatto il visto al consolato a Roma prima della partenza, scelta azzeccatissima data la fila degli ottimisti) una volta usciti e prelevato degli scellini abbiamo preso un taxi al volo per raggiungere il nostro albergo.

Il taxi, vuoi per evitare il traffico vuoi per giustificare il prezzo concordato di circa 50 euro, ha optato per un giro non convenzionale della città, siamo passati per strade più che secondarie entrando subito in contatto con gli aspetti più difficili dell’Africa, che fatemelo dire, se non li avete mai visti vi restano particolarmente impressi.
Dopo un’oretta buona di strada giungiamo al nostro albergo MRC backpackers. La struttura in questione dove avremmo passato due notti è stata trovata su Booking e prenotata dato il basso costo e le buone recensioni (72 dollari a notte). Una struttura semplice ma onesta, con un buon ristorante, ottime birre locali e una discreta colazione salata.

Dar Es Salaam non è una città particolarmente affascinante, noi per riprenderci dal lungo viaggio vi abbiamo speso due notti (evitabili) e abbiamo fatto anche un giro della città affidandoci al bajaj (il tuk tuk africano). Non ho nulla da consigliarvi rispetto a Dar, abbiamo visitato il museo nazionale e il mercato del pesce, quest‘ultimo forse un po’ più meritevole di una sosta per i visi interessanti che si possono trovare, ma non mi sento di dire di più.

Le serate le abbiamo trascorse al bar dell’hotel sorseggiando birra e mangiando patatine.
La seconda sera parlando con uno dei ragazzi dell’albergo abbiamo riservato il taxi per il giorno successivo che, ad un prezzo decisamente più onesto, ci ha portato in aeroporto per prendere il nostro secondo volo diretto ad Arusha.

Il 10 agosto abbiamo preso il volo per Arusha (63 euro). Volo piuttosto breve sebbene nel nostro caso abbia fatto prima sosta a Zanzibar.
In aeroporto ad Arusha abbiamo trovato il nostro taxi che ci ha portato direttamente in albergo da dove il giorno successivo sarebbe partito il safari.
Dopo esserci sistemati siamo usciti ad esplorare la città, abbiamo fatto un bel giro in lungo ed in largo e anche qui vi dico, Arusha è una tappa necessaria ma assolutamente trascurabile. Un grande mercato a cielo aperto ma francamente non ho trovato nulla che suscitasse la mia curiosità né quella dei miei compagni di viaggio.
Qui il proprietario dell’albergo ci ha fatto uno scherzetto niente male sostenendo che il nostro pagamento non era ancora stato verificato (dunque nella maniera più assoluta non pagate il safari prima di arrivare), dopo aver alzato un po’ la voce abbiamo ottenuto la promessa di avere un posto nella jeep il mattino successivo.

Alle 5 dell’11 agosto siamo pronti a partire zaino in spalla, il nostro driver ha tardato ad arrivare con tutta la strizza del caso. Fortunatamente la faccenda si è risolta e il safari l’abbiamo fatto forte e chiaro.
Prima di tutto abbiamo avuto una tappa intermedia presso un campo tendato lungo la strada dove ci è stata servita una fantastica colazione, poi  ci è stata assegnata la nostra macchina, driver, cuoco e due compagne di viaggio. Partenza per il Serengeti, pronti via.
Lasciatemi dire che questa esperienza da sola giustifica tutto. Se avete letto Karen Blixen sapete di cosa sto parlando. Il mal d’africa signori è una sensazione ben chiara dopo questa esperienza. Credo che dipenda dal fatto che lo sguardo non trova ostacoli, l’occhio si accomoda alle tonalità del giallo e dell’arancio e raggiunge un’infinita profondità di campo.
Ad un certo punto nel pieno del viaggio (safari in Swahili vuol dire questo) compaiono le giraffe, maestose e dello stesso punto cromatico, perfettamente inserite nel contesto.
Poco più avanti un gattone, il ghepardo.
E via, impala, mufloni, ippopotami.
Finalmente gli elefanti.
Le zebre meravigliose, cosi fotogeniche.
In fine le iene, qualcosa ci dice che presto vedremo sua maestà.
Poco dopo due leonesse, mamma ghepardo attraversa la strada con i suoi cuccioli…. Un altro ghepardo da lontano c’è la speranza che possa essere un leopardo (spoiler: grande assente)

E poi finalmente, è lontano lontanissimo ma eccolo Simba, il re leone… che posso dire
AZUVEGNAAAAAAA
Che emozione ragazzi, l’incontro con il leone è qualcosa che non dimenticherò, ti accellerà il battito cardiaco. Del resto per chi come noi è cresciuto a pane e Walt Disney è come rincontrare dei vecchi amici.

Il nostro viaggio prosegue e poco dopo il tramonto siamo al campo tendato. I nostri capelli sono bianchi di polvere, i vestiti neanche a parlarne. La doccia sarebbe un sogno, ma skippiamo l’operazione data l’acqua fredda. Sarà per l’indomani. C’è un’enorme cucina nel nostro campo tendato, ogni jeep ha il suo cuoco e ogni cuoco la sua postazione. La cena verrà servita poco dopo nella sala comune, un enorme refettorio in cui ciascun gruppo ha il proprio tavolo con thermos di the’ e caffè per scaldare le membra.
La cena è servita ed è buonissima, apriamo le danze con una vellutata di legumi, faccio il bis e il tris. Il resto anche è notevole.
Il campo ha delle tende piuttosto serie, ci viene dato un sacco a pelo a testa, i bagni sono in una struttura a parte. La mattina la sveglia sarà infame per visitare un’altra parte di Serengeti e proseguire a Ngoro Ngoro.


Il 12 agosto alle 5 puntuali e dopo una strabiliante colazione a base di crepes e riccioli di lime montiamo in auto. Siamo pronti a vedere ciò che resta del Serengeti e poi dirigerci a Ngoro Ngoro
Poco prima dell’uscita del parco un problema alla jeep ci costringe a fermarci. Scendiamo e ci corre incontro un gruppetto di piccoli Masai anzi per l’esattezza un gruppetto di Moran. Per Moran si intende un giovane guerriero, ovvero il giovane dopo il rito della circoncisione. Dopo la circoncisione, e per circa 6 mesi, il Moran dovrà vestirsi di nero e potrà disegnarsi sul viso dei simboli usando terra bianca.
Restiamo in compagnia dei piccoli guerrieri finchè un’altra auto passa a raccoglierci per condurci al nostro campo tendato a Ngoro Ngoro.
Ngoro Ngoro si trova a 2200 metri di altezza, quindi in sostanza si congela. Avrei gradito un abbigliamento termico e un sacco a pelo di fattezze diverse. La doccia era più che fredda, ghiaccio allo stato liquido. La nottata è stata un incubo ma la zuppa del nostro mastro chef una libidine anche questa volta. Cetrioli, forse latte e un tocco di zenzero come direbbe Boulmetis..
Il 13 mattina partiamo alla scoperta di Ngoro Ngoro, siamo senza parole.

Il safari si conclude con, purtroppo due grandi assenti, il leopardo e il rinoceronte.

Il nostro viaggio invece prosegue e con un volo da Arusha il 14 agosto arriviamo a Zanzibar. Usciti dal piccolo aeroporto c’è un tableau con i prezzi dei taxi, non ricordo di preciso ma sono prezzi fissi avrete poco margine di contrattazione.
Noi per la nostra permanenza a Zanzibar abbiamo deciso di prendere una Guesthouse a Nungwi, la punta nord meno soggetta al fenomeno delle maree. La nostra scelta per la guesthouse è stata Casa Umoja, un posto splendido a 100 metri dalla bellissima spiaggia con un’ottima colazione inclusa.
Casa Umoja si è rivelata una scelta ideale dove trascorrere il nostro soggiorno, bello, pulito con una ricca vegetazione e la già citata colazione inclusa. Non dimenticherò mai il succo espresso avocado e mango, il platano arrosto e l’omelette. La gentilezza di tutti, i sorrisi e la doccia calda.

Appena arrivati dopo due passi in spiaggia ho conosciuto Farouq.
Farouq è un beach boy, un ragazzo che propone le sue escursioni. Ne incontrerete tanti, sono tutti molto amichevoli e propongono escursioni a prezzi competitivi. Hanno delle brochoure che potete sfogliare, prevedono la gita e il pranzo. Poiché la concorrenza è tanta è difficile decidere a chi affidarsi. Farouq è stato talmente simpatico che non ho avuto dubbi. Ammetto che inizialmente non capendo bene il funzionamento della cosa ho esitato e preso tempo.
Raggiungo Valeria già spiaggiata e già catturata da un altro beach boy, Mu. Ci è voluto poco a capire che alcuni dei ragazzi sono realmente amici e lavorano insieme. Mu e Farouq certamente si conoscevano, non so se fossero amici prima di questo incontro, ma certamente hanno deciso di diventarlo. Dopo aver passato un po’ di tempo a fare due chiacchiere con loro sulla spiaggia ci è sembrato che lo fossimo diventati un po’ tutti, entrambi sono stati molto amichevoli, gentili e rispettosi, facendoci ogni tanto qualche recap sulle escursioni ma senza mai essere insistenti.

È difficile in spiaggia comunque non essere bersagliati e poco dopo abbiamo incontrato Pippo.
Pippo è un vero professionista, parla perfettamente italiano ed ha una brouchure estremamente dettagliata. Ne abbiamo incontrato anche altri che per diversi motivi ci hanno colpito meno quindi vi parlerò di questi tre ragazzi.
Pippo ci ha colpito per la sua professionalità e risolutezza, ci ha proposto un buon numero di escursioni dandoci dettagli ed infine ci ha presentato un suo cliente per avere maggiori garanzie. Abbiamo deciso di fare una gita con lui alla foresta di Jozani dove abbiamo potuto incontrare le scimmie rosse di Zanzibar e poco distante, su una passerella, attraversare il mangrovieto. In quella stessa giornata abbiamo fatto visita a due villaggi. Vi consiglio di portare penne e quaderni per i bimbi che saranno entusiasti di riceverne. L’escursione dura una mezza giornata.

Con Mu e Farouq invece abbiamo organizzato il penultimo giorno l’escursione a Prison island e Nakupenda, approfittando dello spostamento per portare i nostri bagagli a Stone Town per l’ultima notte.
Prison island è un antico luogo di detenzione nonché casa di una colonia di tartarughe giganti delle Seychelles. Vi si giunge con una piacevole gita in barca. Le tartarughe sono bellissime, il solo fatto di passeggiare in mezzo a loro vale la gita.
La tappa successiva è stata Nakupenda (lingua di sabbia) dove abbiamo goduto di un pranzo a base di crostacei. La lingua di sabbia è uno scenario da film, non aggiungo altro.

Durante la nostra permanenza a Nungwi i nostri nuovi amici si sono veramente occupati di noi. Ci hanno portato a bere birra in un locale frequentato da zanzibarini poco distante dalla spiaggia, ci hanno portato al mercato del pesce e cucinato una cena in spiaggia alla sola luce della luna, infine ci hanno fatto assaporare lo street food locale.
Sempre per chi come me ricerca esperienze autentiche che non vengono segnalate da nessuna guida turistica, ancora una volta, lasciatevi guidare dalla curiosità, “Dall’Africa c’è sempre qualcosa di nuovo“ Plinio il Vecchio.


Di dischi ne abbiamo ascoltati tanti, vi suggerisco però una scoperta di quel periodo Human Tetris, Memorabilia.

Hasta la prossima
G.

PS. Spesa totale 2200 euro

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